Il mio motivo di disperazione era costituito dal fatto che mia moglie non mi amava più e che mi aveva dato tutte le colpe.Ho due figli, a cui sono legatissimo, ma il motivo per cui sono quasi impazzito dal dolore, è che ho rivissuto la mia infanzia difficile. Ho sentito sulla pelle la sofferenza dei figli, come io l’ avevo vissuta, i litigi e la disperazione dei miei. Tale sofferenza mi è rimasta dentro e non so quanto questa mi abbia fatto vivere male, osservando con occhi non razionali, la situazione.Ora comincio a capire, come dal nulla, dopo tanta confusione, ho la sensazione di aver preso in mano il timone della mia vita, ho cominciato a percorrere una strada che non conoscevo e non mi sento più in colpa. Ora so di avere delle responsabilità, so quali sono, ora osservo mia moglie con occhi diversi, non provo più rabbia,la capisco…per lei non è stata facile la nostra vita, ho scoperto che anche lei ha avuto messaggi negativi, diversi, ma uguali nell’ influire il modo di vedere le cose.Lei non sa che io faccio psicoterapia,gli avevo proposto di farla insieme a me, ma lei non ci crede…..non crede che la gente può Read more…
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Migliorarsi, sviluppare le proprie potenzialità e conoscersi. Ecco un utile training che permette lo sviluppo e la percezione della propria immagine di sè. STUDIO PSICOLOGIA ACERRA Chiama il: 3288848414 INVIA SUBITO UN MESSAGGIO WHATSAPP LEGGI IL CURRICULUM DEL DOTT. REGA LEGGI LE OPINIONI DEGLI ALTRI PAZIENTI PSICOLOGO – PSICOTERAPEUTA ACERRA
Essere genitori di ragazzi affetti da malattie rare e con disabilità è difficile, ma essere fratelli lo è ancora di più. Ai fratelli di persone disabili gravi è dedicato il progetto “Essere fratelli di…” della onlus internazionale che ha sede a Reggio Emilia Ring 24 (http://www.ring14.org/), impegnata da 10 anni nella ricerca intorno a una malattia genetica rara provocata da alterazioni del cromosoma 14 e nata su iniziativa di un gruppo di famiglie. Anche la letteratura scientifica è mancante sul versante dei “fratelli di…”: concentrata come è sulle dinamiche tra genitori e figli disabili trascura spesso i disagi di quelli sani e i possibili percorsi per raggiungere quel benessere psicologico che li accompagnerà tutta la vita. Sottovalutando un altro aspetto fondamentale: verosimilmente, saranno proprio loro a doversi prendere cura dei fratelli svantaggiati in futuro. Da queste considerazioni è nato (ed è quest’anno alla quarta edizione) il progetto “Essere fratelli di…”. Principalmente per condividere esperienze e per crescere insieme, dicono i promotori, coinvolgendo principalmente i ragazzi che si trovano nella fase delicata della preadolescenza e adolescenza. “Spesso ai margini delle attenzioni dei genitori più concentrati sui bisogni dei figli disabili, i fratelli sono costretti a crescere in fretta – spiega la Read more…
In inglese vengono definite “Social Network addiction” e “Friendship addiction” e sono una sorta di dipendenza da connessione, aggiornamento e controllo della propria pagina web e da amicizia (detta anche amicodipendenza), o meglio la ricerca di nuove amicizie virtuali da poter registrare sul proprio profilo. Purtroppo anche tali dipendenze presentano preoccupanti sintomi di Craving, Tolleranza, ed Astinenza, proprio come accade nelle dipendenze da sostanze o in altri nuovi tipi di dipendenza, anch’essi negli ultimi anni in pericolosa e rapida crescita. Con l’utilizzo dei Social Networks già molte persone dunque mostrano segni sempre più seri ed invalidanti di dipendenza, con sintomi di Tolleranza (assuefazione), ovvero la necessità di stare collegati e/o aggiornare i contenuti personali della propria pagina sempre di più ad ogni nuova connessione per raggiungere la medesima sensazione di appagamento; sintomi di Astinenza, cioè la sperimentazione di intensi disagi psico-fisici nel caso non ci si colleghi per un certo periodo tempo; ed infine sintomi di Craving, ovvero la presenza sempre maggiore di pensieri fissi e di forti impulsi verso come e quando connettersi. La dipendenza dai Social Networks sembra essere dovuta al forte senso di sicurezza, di personalità e di socialità (in una società sempre meno connotata dai contatti Read more…
<<Mio figlio non socializza! Preferisce stare a casa, si isolana e non hanno il desiderio di stare con gli amici, andare al bar, in discoteca. Credo non sia “normale”.>> Questa è una delle e-mail che arrivano dei tanti genitori preoccupati per il comportamento dei propri figli. Ogni caso di un bambino o di un giovane che si isola è unico nel suo genere. Normalmente possiamo parlare di due grandi macrocategorie di “figli che si isolano”: 1) Il ragazzo semplicemente più sensibile, che vede le cose in maniera diversa rispetto al gruppo di pari, e che magari vuole stare lontano da relazioni fatte da convenienza, ipocrisia, da conversazioni vuote. 2) Il ragazzo che non si sente adeguato alla gestione del rapporto con gli amici, che usa l’isolamento come protezione dalla realtà. Il linguaggio che gli appartiene non è il linguaggio che c’è all’esterno. Non vede l’ora di isolarsi per stare nel “suo” mondo, lontano da tutti, a volte anche dalla famiglia. L’unica arma dei genitori in questi casi è la comprensione e l’empatia. Attraverso il dialogo e attraverso dei momenti di condivisione delle esperienze quotidiane si può arrivare a percepire la natura del disagio. Parlo spesso di percezione del disagio da Read more…