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Il disturbo post-traumatico da stress (DPTS) può rappresentare una malattia estremamente invalidante. Spesso associata ai reduci di guerra, il DPTS può manifestarsi in chiunque abbia sperimentato un evento terrificante per il quale sia avvenuto, o abbia rischiato di accadere, un grave trauma fisico o mentale. Eventi traumatici che possono innescare il DPTS sono aggressioni personali violente, disastri naturali o causati dagli uomini, incidenti o scontri militari. Anche persone che sono state testimoni di un incidente aereo o che sono sopravvissute ad un crimine in cui si è rischiata la vita hanno sviluppato questa malattia. I militari che hanno combattuto in Vietnam e nella Guerra del Golfo, i superstiti e le squadre di soccorso coinvolti in un dopo-disastro, i superstiti di incidenti, stupri, abusi fisici, sessuali e altri crimini, i rifugiati che fuggono dalla violenza dei loro paesi, e le persone che assistono ad eventi traumatici sono tra quelle a rischio di DPTS. Anche le famiglie delle vittime possono sviluppare il disturbo. Fortunatamente, sono state messe a punto terapie efficaci per aiutare le persone colpite da DPTS. Gli individui affetti da DPTS rivivono in modo ripetitivo la situazione che li ha traumatizzati, sotto forma di flashback, incubi, ricordi o pensieri spaventosi, Read more…


Nella vita di una donna, la nascita di un figlio è un evento importantissimo. Quando il momento del parto sta per approssimarsi è normale avere ansia, nervosismo e timore. Queste emozioni sono assolutamente legittime ma, se dovessero sopraffare la futura mamma, il travaglio potrebbe essere più faticoso e doloroso. Per tenere sotto controllo la tensione, rilassandosi per vivere più serenamente l’esperienza del parto, da anni, in tutto il mondo, viene praticato il training autogeno respiratorio (RAT). Tale tecnica è stata ideata in Russia e, originariamente, non era utilizzata per le partorienti ma come metodo generale per combattere gli effetti dello stress. Importato in Italia circa 30 anni fa, il training autogeno è stato ben presto adottato nei corsi di preparazione al parto con il fine di insegnare alle future mamme un modo per gestire l’ansia e la paura che accompagnano l’intero processo del travaglio. Il 99% dei corsi preparto oggi include alcune lezioni di training autogeno. Durante il parto la donna prova dolore che, per il 40%, è dovuto all’ansia, al timore di non farcela e alla paura del dolore stesso: la tensione nervosa spinge la partoriente a contrarre i muscoli del perineo che dovrebbero invece essere rilassati per favorire Read more…


La depressione post-partum (dal latino “dopo il parto”) è una particolare forma di disturbo nervoso che colpisce alcune donne a partire dal 3° o 4° giorno seguente la gravidanza e che può avere una durata di diversi giorni, manifestandosi in qualche caso come depressione vera e propria, accompagnata da forme di psicosi. Oltre il 70% delle madri, nei giorni immediatamente successivi al parto, manifestano sintomi leggeri di depressione, in una forma che il pediatra e psicoanalista inglese Donald Winnicott ha denominato “baby blues”, con riferimento allo stato di malinconia (“blues”) che caratterizza il fenomeno. Si tratta quindi di una reazione piuttosto comune i cui sintomi includono delle crisi di pianto senza motivi apparenti, irritabilità, inquietudine e ansietà che tendono generalmente a scomparire nel giro di pochi giorni. Ben più gravi e duraturi sono i sintomi della “depressione post-partum” che possono perdurare anche per un intero anno e che comprendono: indolenza; affaticamento; esauriment; disperazione; inappetenza; insonnia o sonno eccessivo; confusione; pianto inconsulto; disinteresse per il bambino; paura di far male al bambino o a se stessa; improvvisi cambiamenti di umore. La scienza medica non ha fornito ancora delle spiegazioni definitive riguardo alle cause del fenomeno, anche se alcuni studi imputano l’apparizione della “depressione post-partum” a cambiamenti ormonali nella donna, più in particolare Read more…


L’anoressia nervosa è una condizione caratterizzata dagli aspetti descritti. Distorsione dell’immagine corporea e paura patologica di ingrassare. La persona si sente grassa anche se è obiettivamente sottopeso, oppure percepisce come “troppo grasse” alcune parti del proprio corpo (in genere l’addome, le cosce, i glutei). Per dimagrire osserva digiuni prolungati, cerca di sbarazzarsi del cibo ingerito (attraverso il vomito e/o l’uso improprio di lassativi, enteroclismi o diuretici), o intraprende un’attività fisica eccessiva. Il risultato è un calo del peso corporeo al di sotto del livello minimo considerato normale per l’età e la statura. Eccessiva influenza del peso e della forma corporea sui livelli di autostima. L’immagine distorta e negativa del proprio corpo influenza negativamente i livelli di autostima, per cui la persona prova sentimenti di incapacità e inadeguatezza, compensati solo in parte dalle sensazioni positive derivanti dall’attuazione di un rigido controllo della propria fame. Tali sentimenti possono spingere il soggetto ad un progressivo isolamento sociale, favorito anche dalla necessità di nascondere le abitudini alimentari incongrue. Alterazioni organiche secondarie alla denutrizione. La perdita di peso è spesso accompagnata da problemi fisici, derivanti dall’inadeguata nutrizione. Il segno più caratteristico è la scomparsa delle mestruazioni (o il ritardo della loro comparsa, nel caso di Read more…


Il vaginismo è una reazione condizionata che probabilmente risulta dall’associazione di dolore e paura ai tentativi di penetrazione vaginale o anche alla sola fantasia di penetrazione. Lo stimolo negativo originario può essere stato dolore fisico o angoscia psicologica. La condizione dolorosa può in certi casi essere ancora attuale, ma in altri casi essa non è riscontrabile. Anatomicamente i genitali della donna vaginismica sono normali. Tuttavia, quando si tenta la penetrazione, l’accesso vaginale si serra talmente che l’atto sessuale è impossibile e persino gli esami vaginali devono essere spesso effettuati sotto anestesia. Questa condizione è dovuta ad uno spasmo involontario dei muscoli che circondano l’accesso vaginale, che si verifica ogni volta che si cerca di introdurre un oggetto nella vagina. In alcune donne, perfino l’idea di introdurre qualcosa in vagina può causare spasmo muscolare. La contrazione può variare da una forma lieve, che induce una certa tensione e disagio, fino a forme gravi, che impediscono la penetrazione. Oltre allo spasmo primario dell’accesso vaginale, le pazienti affette da vaginismo manifestano solitamente anche fobia del coito e della penetrazione vaginale. Questa riluttanza fobica rende i tentativi di coito frustranti e dolorosi. Spesso la fobia della penetrazione è una reazione secondaria al vaginismo primario, Read more…


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Il disturbo di Tourette, o Sindrome di Tourette come viene più spesso chiamato, è un disturbo neurologico. Le caratteristiche della Sindrome di Tourette sono la presenza di vari tic improvvisi, veloci, ripetitivi, non ritmici, stereotipati, parole o movimenti senza uno scopo. Quali sono i sintomi della Sindrome di Tourette? La presenza sia di ripetizione di suoni che di tic motori si manifesta a volte durante la patologia e non necessariamente contemporaneamente. Il manifestarsi svariate volte durante l’arco della giornata quasi tutti i giorni o a tratti durante periodi per più di un anno Evidente difficoltà o fatica nel mantenimento delle relazioni sociali, nel lavoro, o altre importanti aree di azione Manifestarsi prima del compimento dei 18 anni I sintomi possono scomparire per settimane o mesi per volta e subire degli alti e bassi. Quali sono i principali tic che caratterizzano la Sindrome di Tourette? Di norma tic del viso, come un rapido sbattere delle palpebre o movimenti della bocca, possono essere considerati da un genitore un primo sintomo che la sindrome ha colpito il figlio. Rumori involontari, come lo schiarirsi della gola o il soffiare il naso, o tic alle gambe possono essere dei segnali in altri giovani. Vi sono Read more…


  La caratteristica fondamentale del disturbo maschile dell’erezione (impotenza, detto anche disfunzione erettile) è una persistente o occasionale incapacità di raggiungere o mantenere l’erezione per un tempo sufficiente al rapporto sessuale. Perché si possa parlare di impotenza, l’anomalia deve causare notevole disagio o difficoltà interpersonali e non deve essere attribuibile esclusivamente agli effetti fisiologici diretti di una sostanza (farmaci inclusi) o di problemi medici generali. Ci sono diversi tipi di disfunzione dell’erezione (impotenza). Alcuni soggetti manifestano l’incapacità di avere l’erezione fin dall’inizio dell’esperienza sessuale. Altri hanno un’adeguata erezione e poi perdono la tumescenza tentando la penetrazione. Altri ancora hanno un’erezione sufficientemente valida per la penetrazione, ma perdono la tumescenza prima o durante le successive spinte. Alcuni uomini possono riuscire ad avere l’erezione solo durante la masturbazione o al risveglio. Anche le erezioni masturbatorie possono venire meno, ma ciò è raro. Le difficoltà di erezione dell’impotenza sono spesso associate ad ansia sessuale, timore di fallimento, preoccupazioni sulla prestazione sessuale e ad una ridotta sensazione soggettiva di eccitazione sessuale e di piacere. I problemi di impotenza possono compromettere le relazioni coniugali o sessuali in atto e possono essere la causa di matrimoni non consumati e di sterilità. I disturbi dell’erezione sono molto Read more…


La dipendenza da Internet, meglio conosciuta con il nome di “Internet addiction disorder” (IAD), è un disturbo da discontrollo degli impulsi, con tratti molto simili a quelli del gioco d’azzardo patologico, della dipendenza sessuale e dell’alcolismo. La dipendenza da internet si lega spesso alla dipendenza da computer, tant’è che si usano i termini di dipendenza online o dipendenza tecnologica per indicare il fenomeno nel suo complesso. Non esiste un tipo specifico di persona predisposta allo sviluppo di una dipendenza da internet, anche se risultano più frequentemente a rischio i giovani, gli uomini single, gli studenti universitari, le donne di mezza età e le persone con un più basso livello di istruzione. Sembrano inoltre più vulnerabili i soggetti affette da altri disturbi psicologici quali dipendenze, depressione, solitudine, insoddisfazione nel matrimonio, stress collegato al lavoro, problemi finanziari, insicurezza dovuta all’aspetto fisico, ansia, vita sociale limitata, timidezza, bassa autostima etc… Le persone affette da tale dipendenza tendono a soddisfare, sul piano virtuale, quello che non riescono ad ottenere sul piano della realtà, percependo il mondo reale come un vero e proprio impedimento all’esercizio della propria onnipotenza. Il mondo virtuale,infatti, garantisce l’anonimato e permette al soggetto di inventarsi nuove identità che possano appagare tutti Read more…


Gli attacchi di panico sono episodi di improvvisa ed intensa paura o di una rapida escalation dell’ansia normalmente presente. Sono accompagnati da sintomi somatici e cognitivi, quali palpitazioni, sudorazione improvvisa, tremore, sensazione di soffocamento, dolore al petto, nausea, paura di morire o di impazzire, brividi o vampate di calore. Chi ha provato gli attacchi di panico li descrive come un’esperienza terribile, spesso improvvisa ed inaspettata, almeno la prima volta. E’ ovvio che la paura di un nuovo attacco diventa immediatamente forte e dominante. Il singolo episodio, quindi, sfocia facilmente in un vero e proprio disturbo di panico, più per “paura della paura” che altro. La persona si trova rapidamente invischiata in un tremendo circolo vizioso che spesso si porta dietro la cosiddetta “agorafobia“, ovvero l’ansia relativa all’essere in luoghi o situazioni dai quali sarebbe difficile o imbarazzante allontanarsi, o nei quali potrebbe non essere disponibile un aiuto, nel caso di un attacco di panico inaspettato. Diventa così pressoché impossibile uscire di casa da soli, viaggiare in treno, autobus o guidare l’auto, stare in mezzo alla folla o in coda, e cosi via. L’evitamento di tutte le situazioni potenzialmente ansiogene diviene la modalità prevalente ed il paziente diviene schiavo del suo Read more…


La psicoterapia cognitivo-comportamentale (PCC) costituisce il trattamento psicoterapeutico di elezione per bambini, adolescenti e adulti con DOC. Aiuta i pazienti ad internalizzare una strategia per resistere al DOC che avrà effetti benefici a breve e a lungo termine. La psicoterapia cognitivo-comportamentale è una forma di trattamento psicologico ormai molto diffusa perché è: – Scientificamente fondata. È stato dimostrato attraverso studi controllati che i metodi cognitivo-comportamentali costituiscono una terapia efficace per numerosi problemi di tipo clinico. La PCC è efficace almeno quanto gli psicofarmaci nel trattamento della depressione e dei disturbi d’ansia (compreso il DOC), ma assai più utile nel prevenirne le ricadute. – Orientata allo scopo. La PCC è più orientata ad uno scopo rispetto a molti altri tipi di trattamento. Il terapeuta cognitivo-comportamentale, infatti, lavora insieme al paziente per stabilire gli obiettivi della terapia, formulando una diagnosi e concordando con il paziente stesso un piano di trattamento che si adatti alle sue esigenze. Si preoccupa poi di verificare periodicamente i progressi in modo da controllare se gli scopi sono stati raggiunti. – Pratica e concreta. Lo scopo della terapia si basa sulla risoluzione dei problemi psicologici concreti. Alcune tipiche finalità includono la riduzione dei sintomi depressivi, l’eliminazione degli attacchi Read more…


Eli­mi­nare l’ansia ci farebbe vivere molto più tran­quil­la­mente. Troppo spesso viviamo spesso situa­zioni che sono molto stres­santi per il sem­plice fatto che vi sono legate sen­sa­zioni spia­ce­voli, della cui natura nem­meno noi sap­piamo dire qual­cosa con mag­giore pre­ci­sione. Spesso eti­chet­tiamo que­sti momenti come par­ti­co­lar­mente ansio­geni, e ten­diamo ad evi­tarli con lo scopo mani­fe­sto di evi­tare le sen­sa­zioni che que­sti momenti evocano. La tec­nica esposta è sem­pli­cis­sima, e porta spesso a grandi risul­tati. Sicu­ra­mente il tasso di suc­cesso di que­sta tec­nica è così alto che vale la pena di uti­liz­zarla, anche per­ché non è un medi­ci­nale e non ha alcuna con­tro­in­di­ca­zione. Se non riu­scite da soli, uno psicologo può gui­darvi facil­mente nell’utilizzo cor­retto della tec­nica. ASCOLTA L’AUDIOESERCIZIO O LEGGI QUANTO SEGUE :   1. Forma­tevi un imma­gine men­tale della situa­zione su cui volete lavorare e che vi genera ansia Se siete abili visua­liz­za­tori, visua­liz­zate la scena con il mag­gior numero di det­ta­gli pos­si­bili, se non lo siete, limi­ta­tevi ad imma­gi­narla. La scena che imma­gi­nate può anche non avere nes­suna rela­zione con la situa­zione spe­ci­fica, l’importante è che l’immagine che vi for­mate nella vostra mente richiami le stesse sen­sa­zioni della situa­zione che vi causa ansia. Tanto mag­giore sarà il numero delle sen­sa­zioni che riu­scite ad evo­care attra­verso l’immagine Read more…


Ci sono delle persone che non tollerano assolutamente che gli oggetti siano posti in modo disordinato o asimmetrico, perché ciò crea in loro la sgradevole sensazione “che c’è qualcosa che non va”. In seguito a questo tipo di ossessioni si possono passare delle ore a fare compulsioni di ordine e simmetria, cioè a riordinare ed allineare secondo una sequenza logica (es. secondo la grandezza o il colore) penne, libri, fogli, pentole, cd, abiti, ecc.. Tali pensieri ossessivi possono riguardare anche la propria persona, come, ad esempio la posizione dell’orologio, il modo in cui sono sistemate maglie e pettinatura dei capelli; ne conseguono rituali di controllo e di messa in ordine allo specchio che possono durare anche ore. Il doc da controllo presenta ossessioni e compulsioni che implicano controlli prolungati allo scopo di prevenire  gravi incidenti o catastrofi o di assicurarsi che non siano avvenute. Le persone con questa tipologia di disturbo ossessivo-compulsivo tendono a mettere in atto rituali di controllo per tranquillizzarsi rispetto al dubbio di aver fatto o non aver fatto qualcosa che può aver danneggiato se stesso, i propri oggetti o qualcun’altro o che potrebbe farlo. In questo caso, quindi, il timore che le compulsioni cercano di neutralizzare Read more…


Chi ne soffre è tormentato dalla insistente preoccupazione di potersi sporcare o contaminare entrando in contatto con sostanze di vario tipo, quali: escrementi, secrezioni del corpo, sporcizia, sostanze chimiche, siringhe, carne cruda, saponi, solventi, detersivi, ecc.. La contaminazione può essere anche da sporco di natura sociale (es. il tossicodipendente, l’anziano o il barbone) o metafisica (es. il male, il diavolo, le negatività). In molti casi non c’è un vero e proprio timore di malattia, ma un forte disgusto all’idea di entrare in contatto con queste sostanze. La persona, quindi, si sente costretta ad evitare una serie infinita di luoghi: bagni e giardini pubblici, cassonetti dell’immondizia, supermercati, stazioni ferroviarie, ospedali, ecc., tutto ciò al fine di evitare di provare la sensazione di contaminazione. Quando, invece, entra in contatto, o semplicemente pensa di essere entrato in contatto, con una delle sostanze contaminanti mette in atto una serie di rituali di lavaggio, pulizia e sterilizzazione ripetuti e particolareggiati (compulsioni) al fine di attutire la sensazione di contaminazione ed il disagio ad essa connesso. Tali rituali possono durare pochi minuti o arrivare ad occupare molte ore all’interno della giornata. Fonte: Terzocentro.it Chiama il: 3288848414 INVIA SUBITO UN MESSAGGIO WHATSAPP LEGGI IL CURRICULUM DEL DOTT. Read more…


Chi di noi non conosce qualcuno che soffra di colon irritabile, ovvero quel distrurbo accompagnato da fastidiosi dolori addominali. Secondo i dati epidemiologici, ne soffre almeno il 20% della popolazione italiana. L’irritazione del colon può dipendere da problemi neurovegetativi, ma nella maggior parte dei casi, è causata da infezioni batteriche oppure da una cattiva alimentazione. Ora una nuova ricerca fa luce su un altro aspetto che potrebbe avere un ruolo centrale sia nella diagnosi che nella cura di questo disturbo: la componente psicologica. Sembra, infatti, che la sindrome del colon irritabile (Ibs) sia fortemente associata al disturbo d’ansia generalizzato (Gad) e trattare il disturbo mentale, spesso non diagnosticato, può migliorare la qualità di vita del paziente. Lo dimostra, per la prima volta, uno studio condotto mediante un’indagine telefonica randomizzata. Le domande miravano a valutare la prevalenza, la comorbidità e il rischio correlato alla sindrome del colon irritabile e all’ansia generalizzata secondo metodi diagnostici standardizzati. L’intervista è stata portata a termine da 2005 partecipanti. La prevalenza dell’Ibs e della Gad è risultata rispettivamente di 5,4% e 4%; in particolare, la Gad è apparsa cinque volte più frequente tra gli Ibs-positivi rispetto agli Ibs-negativi, mentre la Ibs è risultata 4,7 volte più Read more…


Gli attacchi di panico sono crisi d’ansia molto acuta che si presentano con sintomi precisi: riconoscere gli attacchi di panico è il primo passo per la loro cura Il disturbo da attacchi di panico Il disturbo da attacchi di panico (DAP) si manifesta con episodi molto intensi di ansia, della durata di 15-30 minuti di estrema apprensione e forte disagio. Gli attacchi di panico vengono quindi vissuti come assalti improvvisi e imprevedibili di angoscia e terrore, senza che esista alcuna motivazione apparente che possa giustificare tanta paura. Gli attacchi di panico irrompono quasi sempre nelle più comuni situazioni della vita quotidiana e questo li rende ulteriormente spaventosi, poichè chi ne soffre non riesce a identificare alcuna situazione “esterna” che inneschi gli attacchi di panico. I sintomi del Disturbo da Attacchi di Panico (DAP) Per giustificare una diagnosi di disturbo di attacchi di panico ccorre che le crisi siano caratterizzate dalla presenza di quattro o più dei seguenti sintomi – Difficoltà respiratorie. – Paura di morire o di impazzire. – Aumento della frequenza cardiaca e/o palpitazioni. – Sudorazione. – Dolori al petto. – Vertigini, stordimento, tremori, brividi o al contrario vampate di calore – Formicolio o intorpidimento alle mani, al viso, Read more…

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